Ho sempre amato scrivere lettere, e non l’ho fatto per parecchio tempo.
L’unico aspetto postitivo dello scrivere al computer è che il destinatario non deve fare i conti con la mia scrittura capricciosa, inoltre posso utilizzare gli emoticon che tanto amo.
Quando racconto qualcosa alle persone spesso mi vedo come trasformarmi in un emoticon, sarebbe tutto così più semplice, almeno per me (e questo la dice lunga). Mi scasso dal ridere.
Una volta questa cosa l’ho raccontata ad un collega, perché so che non mi giudica. Come me, cerca di rispettare le persone per quello che sono. Le persone “umili” non giudicano quasi mai i comportamenti delle altre persone, perché non si sentono superiori. Piuttosto e aggiungerei purtroppo (perché spesso sono le persone migliori), si sentono inferiori.
Torna sempre questa paura del giudizio, ma finalmente ci sto lavorando e noto i frutti.
Ho trascorso anni a non sapere esprimere chiaramente ciò che provavo, un po’ per il timore dell’ascolto di me stessa, un po’ forse per la paura del rifiuto. E’ nella natura umana venire rifiutati, almeno una volta nella vita, ma sicuramente molte, molte di più. Se “ci provi”, sarai ora dentro e ora fuori, non potrai sempre vincere, è matematicamente impossibile. Il rifiuto è insito nelle relazioni d’amore (non possiamo piacere a tutti), nei colloqui di lavoro (sicuramente ci sarà qualcuno magari anche meno bravo di noi, ma che sa comunicare meglio o ha prerogative ricercate che noi non possediamo, in quel dato momento).
Si dovrebbe sempre contestualizzare. Adoro questa parola… aiuta a comprendere molte situazioni e superare quegli eventi che ci fanno sentire a disagio, sminuendo potenzialmente la nostra autostima.
Io sono sempre stata molto amata, prima dai miei genitori, poi nelle relazioni sociali, di amicizia e affettive, ma sono giunta alla conclusione che crescendo, la ricerca spasmodica di questo amore, esser coccolata e tenuta su un palmo di una mano, come una creatura “incredibilmente forte ma immensamente fragile”, (come mi disse un mio innamorato una volta), mi ha privata della possibilità di amare IO senza riserve: ho sempre scelto di stare con persone che mi amavano più di quanto io amassi loro. Perché non amavo IO abbastanza me stessa, né mi sentivo “abbastanza“.
Poi ho dovuto fare i conti con l’amore incondizionato, unico, perfetto e universale che si prova nelle viscere, quando metti al mondo una creatura. Così perfetto che mi ha fatto una paura tremenda, diventando l’imperfezione assoluta nella ricerca di volere e non riuscire mai a essere esemplare, come madre.
Solo ora che la mia bambina ha 9 anni, ho compreso quanto sia stata inadeguata e quante mancanze abbia avuto negli anni, quando non sapevo semplicemente come fare e facevo ciò che potevo, come tutti, per altro.
Mi sono commossa tante volte negli ultimi mesi, un incontro speciale mi ha fatto precipitare nella parte più nascosta di me stessa, quella che ho sempre ignorato per paura di cosa potessi scorgere. Quella che tante volte diventava fredda, glaciale, alle richieste di attenzione e di amore, da parte delle persone che avevo accanto. Ho rivisto la bambina dolce e piena di talenti che sono stata e mi sto prendendo cura di lei, per sanare tutte le mie ferite.
Quando qualcuno mi amava “troppo” o io giudicavo fosse troppo, mi chiudevo a riccio, non capendo quanto fossero fortunati questi individui a provare tali sentimenti, che per me altro non erano che esagerazioni belle e buone. La mia risposta a esternazioni affettive rivolte a me era sempre la stessa: ADDIRITTURA ?!!
Poi un giorno, inconsapevolmente, mi sono ritrovata a provare sotto la pelle, nel profondo del mio essere, quanto di più irrazionale mi sia mai concessa di provare. Questo amore illegittimo, nella sua totale disperazione, è rimasto sempre perfetto, come tutto ciò che per scelta o per necessità, non è mai stato vissuto. Sospeso in un istante di perfezione e di egoismo, in una valle di lacrime e di sofferenza altrui. E sono certa che la forza per lasciarlo andare, mi ha donato l’essenza più preziosa, l’aver ritrovato me stessa.
E come un tocco leggero, un batter di ali d’angelo, mi è stata donata la libertà, svegliandomi da un torpore vacuo. Sento che in certi attimi di questa vita, ho potuto fermare l’infinito.
Ecco, non so ancora cosa dove mi porterà questa strada, ma l’aver messo davanti me stessa, essere a conoscenza dei miei limiti, avere affrontato i miei dolori, ma soprattutto aver riconosciuto il mio immenso potenziale inespresso, mi fa stare bene e fa nascere ogni giorno un nuovo sorriso di speranza sulle mie labbra.
Talvolta penso che questo mio viaggio possa essere solo una mera illusione, dopotutto la nostra realtà è quella a cui scegliamo di credere, con la testa. Ma da ora in poi e per sempre, permetto anche al mio cuore di decidere, attraverso il mio intuito e le mie sensazioni.
Non ho fretta di percorrere questo cammino, voglio gustarlo come nettare di vita giorno per giorno, e mi sento una privilegiata, perché è per pochi eletti ritrovarsi e riconoscersi in questo mondo terreno, tra anime affini.
E se ora qualcuno dovesse rispondermi, dopo un’esternazione affettuosa da parte mia: “ADDIRITTURA?!!”, io lo riconosco e sussurrando per mantenere il massimo riserbo, lo inondo di tutto l’amore di cui la mia anima è capace.
Alexandra