Ecco, questa frase l’ho sempre amata.
“Ogni cosa ha il suo tempo” e “Ogni cosa a suo tempo”.
In fin dei conti il significato è lo stesso, è il punto di vista a cambiare. Prima è il tempo il protagonista, poi sono gli eventi che ne fanno parte.
Il tempo, con le sue leggi, con il ritmo incessante del cambiamento, ora lento ora imprevedibile, ora che corre via veloce, impercettibile e sovrano.
E poi gli eventi, cui scegliamo di prendere o meno parte ADESSO, è del tutto soggettiva l’accettazione degli eventi e ciò che portano con sé, la consapevolezza di come viverli o subirli, ci condurrà nel nostro futuro.
Ho desiderato crescere con i miei figli, migliorarmi con loro, per loro e per me stessa. Ho tentato costantemente di insegnare loro quella che chiamo “l’arte della pazienza”.
Ogni cosa, dunque, possiede il proprio ritmo di maturazione e porta con sé i frutti, la fatica, i sorrisi, tutto ciò che abbiamo investito in quel rapporto, in quel lavoro, in quella data situazione.
Ci vuole coraggio per rinunciare ad un piacere immediato, ma è indispensabile talvolta per poter costruire una serenità duratura e appagante. Per questo ritengo che l’arte della pazienza e l’arte del coraggio siano strettamente legate tra loro.
L’arte della pazienza si definisce con costanza, perseveranza e determinazione. E vale per tutti i campi della nostra esistenza.
Ciò non significa che si debba restare in balia degli eventi, aspettare che il principe azzurro bussi alla nostra porta o che ci chiamino per il colloquio dei sogni, senza avere inviato almeno 500 CV !!!
Questo significa che dobbiamo essere preparati, sapere dove vogliamo andare, lavorare su noi stessi, migliorarci costantemente, evolverci, fintanto che ciò che stiamo cercando, trovi noi.
Negli ultimi anni mi sento come se stessi aspettando eternamente qualcosa, che sia stata io a decidere di infilarmi in tale situazione o che dipenda dalle tempistiche altrui, mi ritrovo perennemente in ATTESA.
Ho cercato di riempire gli spazi di questa attesa che ho ritenuto, e talvolta ancora giudico, del tutto snervante. Ma ho compreso a poco a poco che il senso stesso dell’attesa, è il viaggio, le persone che ho incrociato su questa strada, gli errori che ho commesso e il potere apprendere da essi, capire che c’è un tempo insito nel raggiungimento degli obiettivi, apprezzare il percorso che ho stabilito io, imparare ad amarlo, nonostante mi facesse tremendamente paura, essendo del tutto nuovo.
Accogliere i cambiamenti di rotta quando la nave ha sbandato e responsabilizzarmi per le decisioni (più o meno sagge prese). Non bisognerebbe mai perdere di vista l’obiettivo…ma nella realtà a me è capitato molto volte, durante i vari sbandamenti, di vedere tutto sfocato dinnanzi alla mia fragile vista.
Ritrovare di volta in volta la nuova ME, mi ha dato la forza per perseverare, è inutile voltarsi indietro, quando sei su un nuovo cammino e non esiste semplicemente più la strada vecchia, né si intravede, è del tutto inevitabile tornare a guardare avanti. Fa male, si, talvolta fa ancora male e anche paura, in quella fase di transizione in cui lasci il vecchio per il nuovo, ma sei nel mezzo del cammin e tutto pare avvolto dalla nebbia, non riesci più a intravedere quello che è stato, né a scorgere ciò che verrà.
Tante volte mi sono chiesta: sto sbagliando? Mettere in dubbio tutto, credo sia normale. L’importante è prendere atto delle nostre fragilità e non permettere ad esse di paralizzarci.
Si tratta di momenti passeggeri. Gli ingredienti magici che accompagnano questo percorso sono la speranza e la fiducia. E il silenzio, solo nel silenzio posso restare in ascolto di me.
Voglio ricordarmi ogni giorno perché ho scelto questa strada.
Nell’arte della pazienza (attesa, tempi che spesso non dipendono da noi), ma ancor più quella del coraggio (determinazione, consapevolezza dei propri obiettivi), ci si deve impegnare per ricordarsi costantemente cosa si vuole raggiungere, perché è più facile cedere ai piaceri temporanei e immediati, siamo carne, cediamo agli istinti e soprattutto, questo mondo rapido e globalmente connesso, ci porta a volere tutto e subito. Ci sta, smarrirsi, ci sta.
Ma ciò che desidero insegnare ai miei figli e perseguire io stessa con forza, è costruire una vita fatta di decisioni prese e non subite, è di arrivare al tramonto e guardandomi indietro non rimpiangere di non avere avuto abbastanza tempo o di averne sprecato troppo.
Quando sarà la mia ora, vorrò voltarmi indietro e con sguardo birichino, strizzare l’occhio alla mia vita pienamente vissuta.
Alexandra