“There is a crack, a crack in everything, that’s how the light gets in”
Quando mi sono imbattuta per la prima volta in questa parola Kintsugi e nel suo relativo significato, ne sono rimasta talmente affascinata, che da quel momento, il modo di condurre la mia esistenza, è cambiato.
Era proprio ciò che stavo cercando, per varie ragioni.
In primo luogo, adoro le opere create in ceramica, adoro i vasi preziosi, molti dei quali orientali, che mi ha donato la mia amata nonna Celestina. I miei nonni avevano un’attività che ai tempi, includeva anche la parte dedicata alle ceramiche, vasi, tazzine, piatti, meravigliosi e preziosi pezzi, alcuni dei quali purtroppo sono andati perduti. Un po’ per i tanti traslochi fatti, un po’ perché quando sei giovane non pensi che avrai mai spazio in una casa moderna da destinare a quei pezzi così importanti.
Alcuni invece li ho custoditi gelosamente e sempre tenuti accanto al mio letto, non importa quante case abbia cambiato, quante volte li abbia imballati, quante volte li abbia “sballati” e riposti, con chi dormissi, li ho sempre tenuti accanto al mio letto di turno. Nella città di turno.
Poi sono arrivati i miei bambini, hanno sempre saputo dal momento della loro nascita, che quei vasi meritavano tutto l’amore possibile e andavano trattati con cura. Non sono stati mai i miei bambini a romperli. Chi fu, non importa in questa storia, sta di fatto che con il tempo, alcuni, per il senso stesso di questa vita, si sono rotti… troppo fragili e incredibilmente preziosi. Se l’occhio poteva godere di questa bellezza, era naturale che prima o poi ciò sarebbe potuto accadere. Questo è il senso della vita. Non possiamo preservare in eterno o finché morte non ci sorprenda nulla, non possiamo anche con il nostro amore, per quanto forte e struggente, tenere qualcosa o qualcuno accanto a noi per sempre. Ogni essere, ogni oggetto, ogni creazione divina, ogni anima su questa terra ha la propria storia da inseguire, che si fonde con la nostra per attimi più o meno lunghi, ci consente di cambiare, di evolvere e poi capita semplicemente che ad un certo punto, la strada che ci ha unito, non sia più la stessa.
L’arte del Kintsugi è l’arte dell’aggiustare tramite l’oro. Ma io preferisco dire del “trasformare” tramite l’oro. E’ una filosofia di vita giapponese che ci insegna ad abbracciare senza vergogna le ferite che ci portiamo dentro, a riconoscere il valore e la bellezza in un oggetto frantumato e a non gettarlo, ma a trasformarlo, inserendo colate di oro fuso tra le crepe di quei cocci.
Vengono così creati oggetti altrettanto belli, ma soprattutto ancora più preziosi e UNICI. E proprio quelle “ferite”, quelle crepature vengono valorizzate con il pregiato valore dell’oro.
L’aspetto più bello è potere cogliere e riconoscere visivamente quelle ferite, non c’è vergogna nell’essersi spezzati, non c’è timore nel mostrarsi fragili, ma fierezza nell’aver fatto tesoro delle nostre ferite, questa è l’arte della resilienza. Far tesoro di tutte le esperienze della nostra vita, degli errori commessi e aver avuto la capacità e la forza di rimettere insieme tutti i pezzi rimasti tramite un nuovo fluido vitale e luminoso, cogliendo le possibilità nel cambiamento che certe volte non siamo noi a scegliere e ci viene imposto.
E allora come ci insegna il grande Leonard Cohen ricorda che “There is a crack, a crack in everything, that’s how the light gets in”, perché è proprio così… “c’è una frattura in ogni cosa, ed è da lì che entra la luce”.
E che luce sia, per tutti noi, per ricordarci che tutti abbiano dentro la forza per reagire quando la tempesta soffia forte, per cogliere i momenti bui come indispensabili per potere scorgere finalmente una nuova alba, per trasformare la nostra vita in qualcosa di ancora più prezioso rispetto a quanto esisteva sino a un attimo fa.
Così sia, con amore.
Alexandra Raios