AAA – abito da sposa Cercasi disperatamente – Unconventional Love

Questa è stata senza dubbio tra quelle Esperienze della vita, che resterà per sempre indelebile.

Quando il mio allora compagno mi chiese di sposarci, ci trovavamo nella meravigliosa isola di Santorini, per dirla tutta la richiesta di matrimonio non era stata programmata, in perfetto stile kritoniano… si dà il caso che stessimo pure facendo l’amore, e in più, ovviamente, nessun programma = nessun anello.

Ma “noi” siamo sempre stati così, imprevedibili, come l’amore che ci sorprese una notte brava in quel di Lisbona… seduti casualmente a due tavolini di un caffè portoghese. E con tutto ciò che da quell’incontro ne conseguì, ma questa è un’altra storia e ve la racconterò in un altro momento.

Ad ogni modo, dalla richiesta della mia mano, il primo pensiero fu (ovviamente): il VESTITO.

Non so più neanche quantificare il tempo che iniziai a trascorrere per trovare ispirazione, tra riviste di moda, siti internet, fotografie, idee molto originali, stilisti famosi, incubatori di idee e nuovi designer di respiro internazionale.

Volevo essere a tutti i costi la più bella, ero innamorata pazza di un cavallo selvaggio e desideravo con tutta me stessa che mi trovasse irresistibile, sexy e avesse occhi soltanto per ME.

E così iniziai l’opera, all’epoca mi stavo per trasferire a Lisbona, la data fu decisa su due piedi per cercare di trovare un momento estivo in cui più amici e parenti possibili sarebbero stati liberi da impegni lavorativi e disponibili a trascorrere le proprie ferie in quel del Portogallo, location prescelta per il nostro Matrimonio. Insomma, un destination wedding in piena regola.

Questa sera voglio concentrarmi sul mio meraviglioso e ricercatissimo abito, tralascerò pertanto i dettagli dell’organizzazione per raccontarveli come il tutto merita, la prossima volta.

A Lisbona non avevo amicizie, poiché non mi ero ancora a tutti gli effetti trasferita lì. Vivevo reclusa in casa perché lavoravo online, spesso nei fine settimana venivano a trovarci i miei amici italiani, oppure tornavo in Italia per visitare la mia famiglia o svolgere pratiche burocratiche.

Per altro all’epoca, non riuscivo ancora a esprimermi in portoghese, il ché provocava ancora più difficoltà nella scelta di un abito in Portogallo.

Tentai un paio di appuntamenti approssimativi nell’Avenida principale della città, per poi soprassedere e decidere che avevo bisogno della mia mamma e dei consigli delle mie amiche per la scelta dell’abito.

Acquistarlo online fu presto un’idea accantonata, se non altro per il costo che avevo deciso di destinare all’acquisto (ero letteralmente impazzita, non volevo badare a spese), e col senno del poi, feci assolutamente bene, dato che ne provai tanti, ma tanti… prima che quello giusto trovasse me!

Fissai alcune visite presso le Boutique multimarca della mia città di Torino, alcuni capi sartoriali meravigliosi che avevo lungamente ammirato sulle fotografie, che pensavo mi avrebbero fatto impazzire, furono una delusione. Le problematiche in cui mi imbattei furono principalmente 2:

  1. Le modelle sono alte dal 1.76 in su, mentre io sono sotto il 1.65
  2. Le prime visite le feci accompagnata da mia madre: lei si è sposata in viola, con un abito che io userei per andare a messa (se solo frequentassi la chiesa!)

Dunque nessun modello di quelli tanto ammirati mi stava bene, nessun modello che vagamente mi piacesse, piaceva a mia madre, che smontava puntualmente il mio entusiasmo ipercriticamente (per il mio bene, per carità).

C’era un’altra variabile fondamentale da tenere in conto: mi sarei sposata su un prato in discesa, con rito civile, in una zona del centro del Portogallo, in una Quinta dal fascino campestre, circondata da sali scendi, in cui durante il giorno si prospettavano 45 gradi, mentre la sera si scendeva intorno ai 10 (faccina che ha paura).

Iniziai viaggi compulsivi Lisbona-Torino, Torino-Lisbona, tra documentazione per sposarci a cui mancavano sempre dei pezzi fondamentali, tempi risicati per riuscire ad andare da Torino a Milano, da Milano a Piacenza, da Piacenza a Firenze. Insomma, girai come un’ossessa in cerca del suo chiodo fisso senza il quale, non riesce a darsi pace. Ero disposta a spendere qualsiasi cifra, ma nessun abito mi sembrava quello perfetto.

Al solo pensiero mi stanco ancora 😊
E quindi? Quale miracolo avvenne?

Ecco quale fu la mia salvezza, o dovrei meglio dire, chi fu, la mia salvezza.

Quel giorno, dovevo recarmi a Piacenza, in una boutique storica, già rassegnata all’idea del solito giro a vuoto, mia mamma mi disse che non sarebbe riuscita ad accompagnarmi e fu così che la sostituì il mio fratello minore. Aveva da poco preso la patente.

Entrammo nel negozio, provai vari abiti, ero indecisa tra due. Restammo lì interminabili ore a disquisire la proprietaria ed io, sui pro e i contro di entrambi.

Mio fratello, allora ventenne, se ne stava seduto a guardarsi la punta dei piedi. Come ultima risorsa, la proprietaria e la commessa disperate, mi passarono l’abito più semplice del negozio. Ricordo ancora la morbidezza quando lo presi tra le dita, il tessuto così pregiato, il tulle, la seta, tempestato di piccole paillettes applicate a mano, un meraviglioso e prezioso Jenny Packham dal colore tenue e naturale. Parevano ali di angelo quei veli…

Lo indossai trattenendo il fiato, me ne ero innamorata, ma qualcosa continuava a non convincermi. Bello, si, ma troppo semplice e poi il prezzo. Fuori budget. Ne valeva davvero la pena?

Mio fratello sollevò lo sguardo con fare disinteressato e ancora una volta lo riabbassò. Aggrottai la fronte aspettando che emettesse un suono, un grugnito, qualunque cosa, che mi levasse da quello stato di schizofrenia che oramai pervadeva inesorabilmente le mie giornate.

Gli dissi allora ansiosa: “E quindi Lollo??” supplicandolo con gli occhi nella disperazione del momento.

Stavo per tornarmene nel camerino per cambiarmi rassegnata, quando appena mi voltai di schiena, mi chiamò all’ordine.

“Ale?”
Mi girai come le murene della Sirenetta quando comprendono che la Sirenetta sta per cedere la voce alla loro padrona. “Siiiii??!!”.

“Ale, questo è l’abito giusto. Ti fa un culo spaziale”.

E così pagai migliaia di Euro per il mio Jenny Packham e mi sposai con un abito che mi faceva un culo spaziale, per finire alla mezzanotte del mio matrimonio, dentro alla piscina della Quinta, chiaramente con il mio vestito indossato.

Alexandra

Questo è l’inizio del tuo viaggio straordinario, unico e indimenticabile.
Un viaggio che parte da Te e dai tuoi Sogni e giunge alla loro realizzazione… 
Io ti accompagnerò in questo tuo percorso di autoconsapevolezza e realizzazione.
      It’s already Yours” – The Universe
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