Eppur mi son Innamorata di Me, come ho fatto… Lo So!

E’ un processo lungo, lunghissimo e incessante.
E’ un viaggio, un viaggio che probabilmente non terminerà mai.

Come se mi fossi vista davvero per la prima volta, ho fissato i miei occhi dritti nello specchio e ho guardato dentro di me. Non mi ero mai accorta prima d’ora di quanto fossi bella, per altro. Ero sempre troppo concentrata sui miei difetti e sulle mie mancanze. Quel giorno, entrando in bagno, è stato uno sguardo dapprima fugace con la coda dell’occhio, poi sono tornata indietro, ho dato un’altra sbirciata a quel viso struccato, così tante volte criticato. Incuriosita, come se non mi fossi mai vista prima, ho cominciato ad osservarmi, e sono rimasta ferma a contemplarmi a lungo. Come ho fatto tante volte con i profili perfetti dei miei bambini, su cui riverso ogni pensiero d’amore che possiedo.

Perché, lo sappiamo, vero? Le critiche principali, peggiori e più crudeli, solitamente le riserviamo tutte a noi stessi.

Questo è stato, me lo ricordo bene, il primo passo.

Marzo 2020. Complice la pandemia, ho avuto notevole tempo libero a disposizione. Non ero abituata, come la maggior parte di noi, ad avere del tempo a disposizione, tempo veramente a disposizione, non tempo da riempire con qualsivoglia attività piuttosto che restare fermi a contemplare il cielo o per tirare le fila della propria esistenza.

In realtà non è che non avessi mai avuto tempo libero prima di ora, questo però lo credevo.
Correvo tutto il giorno e tutti i giorni della settimana, se non era il lavoro, erano i bambini, se non era la famiglia, era l’organizzazione della casa, se non era relativo alla casa, era lo sport, se non erano le attività sportive, erano gli aperitivi con gli amici. Se non erano gli amici era la beauty routine e via così ogni giorno ininterrottamente. DOVEVO fare sempre qualcosa, qualunque cosa, piuttosto che stare ferma ad ascoltarmi.

Prima di allora avevo sempre detestato le mie occhiaie, che pensavo denotassero stanchezza perenne, perché di esse dicono così: “ristagno di liquidi” (e aggiungerei di “infelicità” tra le righe). Ristagno, che parola truce, mi proietta all’interno di uno stagno melmoso pieno zeppo di fango e muschi vari. E invece io con quel blu sotto gli occhi, ci sono nata.

Poi ho pensato (come mi diceva sempre la mia cara amica Nicoletta) che l’immensa Anna Magnani ne ha fatto un suo tratto unico e distintivo. Perché ognuno è bello nella propria imperfezione, perché è ciò che ci contraddistingue, il nostro tratto riconoscibile e distintivo. Eppure cerchiamo sempre di apparire perfette, ma soprattutto omologate.

Quel giorno lo specchio ha riflesso un’immagine diversa, come se fosse la prima volta che vedevo quella persona di fronte a me, ho iniziato a fissarmi dritta nelle palle degli occhi e ho sentito una strana sensazione allo stomaco. Mi sarei voluta abbracciare perché stranamente quella persona non mi stava suscitando disapprovazione o un qualche difetto da contestare. Quegli occhi profondi mi sortivano tanto affetto, profondità, sensibilità, notavo come fosse la prima volta le mie labbra carnose e sensuali, le belle lentiggini da bambina sulle gote accaldate, un volto che mi ricordava quello dei vecchi dipinti fiorentini del ‘500, linee morbide segnate qua e là da rughe di espressione che ogni giorno passavo in rassegna odiandole così tanto crescendo, ma solo ora ho compreso che ognuna di quelle rughe ha un significato così speciale, che non vorrei mai e per nulla al mondo, dimenticare.

Quelle fini intorno alla bocca mi danno memoria indelebile di tutte le risate che ho fatto (e sono state e continuano ad essere innumerevoli!), quelle sulla fronte, hanno diversa intensità: quando penso (e lo faccio molto spesso) imbronciata corrugo la fronte in una espressione seria e così variano di sfumatura, quelle profonde tra le sopracciglia, proprio appena sopra ad esse cambiano in base alle espressioni di tristezza, felicità o rabbia. Poi ci sono le linee sulla fronte, sono 3 o 4, dipende dal riflesso della luce la loro piena visibilità, e queste sono arrivate quando ho partorito prima Celestina e poi Tiago Lorenzo. Sono anche le lacrime che ho versato per amore, però. E questo non voglio proprio dimenticarlo mai.

Ci sono righette intorno agli occhi, queste le ho viste comparire la prima volta e poi crescere, durante l’Uragano del 2017 a Cuba, quando non ho potuto struccarmi e lavarmi per quasi una settimana il viso, né pensavo a mettermi la crema per proteggermi, perché non c’era acqua corrente e avevo cose ben più importanti a cui pensare, tra cui un bambino neonato che allattavo, una in età di scuola materna e tutte le persone cubane meravigliose intorno che lentamente perdevano con accettazione (ma non rassegnata) i propri beni, sapendo che di li a poco, se fossimo sopravvissuti, avrebbero semplicemente dovuto ricostruire tutto dal principio. Chissà quante volte lo avevano già fatto!

Questa è accettazione. Prendere atto di ciò che non possiamo cambiare, esserne consapevoli e poi partire per ricostruire nuovamente in modo diverso ancora una volta, e magari anche più bello. Ho sempre ammirato le persone semplici, che vivono in culture diverse e lontane dalla nostra, dove il tempo e lo spazio sono scanditi dai ritmi naturali della terra, della pioggia e del sole. O senza andare troppo lontano, tutte le persone che vivono ai margini delle nostre città, le persone che non hanno avuto tutto dalla vita, ma quel poco se lo sono sempre fatto bastare e ringraziano anche per questo.

Le persone che quando ti lamenti per cose futili, ti dicono una sola parola di incoraggiamento, non per impartirti una lezione, ma per farti capire che la vita può essere senz’altro molto dura, ma non per te, non per le circostanze per cui ti lamenti per lo meno. Perché il tuo piccolo bambino ha fatto la pipì a letto e ti sei dovuta alzare durante la notte per fargli la doccia e cambiare le lenzuola, o perché stai facendo l’aperitivo in centro e lui si rompe giustamente i maroni di restare immobile a non fare nulla!
Ma di che cosa stiamo realmente parlando?

Ne ho viste tante coppie, ho visto anche la mia, perdersi dietro un pianto inconsapevole o a un bagaglio arrivato in ritardo all’aeroporto. E ogni buona deviazione dai piani preventivati, può essere materiale per vive discussioni, grandi malumori, magari qualche malsana litigata che ci allontana e musi ancora più lunghi che segnano distanze che prima o poi diventeranno incolmabili.

La verità è che non possiamo controllare tutto, abbiamo questa smania, ma dovremmo accettare di buon grado il fatto di non potere prevedere tutto e la pandemia ne è stato il più eclatante esempio degli ultimi anni.

Ho appreso un concetto semplice come il fatto che veniamo al mondo tutti nudi e crudi. Ho considerato che la vita si può distinguere in due aree: ciò che possiamo cambiare con le nostre azioni e ciò su cui non possiamo in alcun modo agire. Quando ti trovi di fronte a questa seconda opzione, ciò che fa la differenza è chiaramente il nostro atteggiamento, il nostro modo di re-agire.

Ecco tornando a me, quel giorno davanti allo specchio ho provato la prima scintilla di vero e consapevole affetto per me stessa. E’ stato un momento che non dimenticherò mai, l’inizio di una fortunata storia d’amore. Perché infine, è sempre l’amore a smuovere il mondo, anche se crediamo erroneamente che possa essere il potere. Il potere divide, l’amore unisce.

Da quel giorno, ho iniziato a valorizzare gli aspetti positivi di me stessa, a non criticarmi più o quantomeno a non esasperare le mie mancanze. E a dirmi BRAVA ALE! quando faccio qualcosa di bello, risolvo un compito complesso o parcheggio la mia auto in uno spazio incredibilmente minuscolo (5 mm davanti e 5 mm dietro, sono davvero imbattibile a parcheggiare !!!)

Sono sempre stata molto brava a dispensare complimenti alle persone, fermo la gente per la strada che non conosco, se trovo che brillino per bellezza, luce o anche solo per dire quanto stiano bene con il vestito che indossano. Le persone spesso restano di stucco, e adoro le loro espressioni stupite! Basta così poco per strappare un sorriso e fare la differenza nella giornata del nostro prossimo.

L’amore pare che per durare, abbia bisogno di cure, di essere annaffiato, nutrito, coltivato, come una piantina indifesa, o un cucciolo appena venuto al mondo, protetto e tenuto al sicuro dalle intemperie della vita. Ecco questo è ciò che ho iniziato a fare un anno fa con me stessa.

Mi sono ammirata, ho provato interesse per il mio aspetto fisico dapprima, poi affetto vero per la profondità e la sensibilità del mio essere. Ho trasformato quelli che ritenevo essere i miei difetti nei miei punti di forza, ho valorizzato le mie imperfezioni, ho cambiato gli aspetti della mia vita che mi rendevano insoddisfatta, ho smesso di ascoltare gli altri e ciò che “pensavo fosse giusto” perché l’avevo sempre fatto così, ho iniziato ad ascoltare il mio intuito e ho smesso di dare potere agli altri, il potere di farmi sentire triste o felice, di farmi sentire sicura o insicura, di farmi sentire bella o brutta, ho SCELTO, ho scelto di essere me stessa, sempre e comunque, a costo di lasciare indietro persone, cose, beni materiali e immateriali, sensazioni, pensieri, ciò su cui per una vita avevo investito, tutto ciò che non mi corrispondeva semplicemente più.

Mi sono fermata e ho capito. Ho pianto disperatamente per ciò che stavo lasciando andare per sempre. Ma sapevo di non potere più tornare indietro, perché oramai stavo diventando una più autentica versione di me e l’altra già non esisteva più.

E POI… ?

E POI MI SONO SEMPLICEMENTE INCREDIBILMENTE, APPASSIONATAMENTE, INNAMORATA DI ME e come ogni amore che si rispetti, di certo non sono sempre tutte rose e fiori 😉

Alexandra

Questo è l’inizio del tuo viaggio straordinario, unico e indimenticabile.
Un viaggio che parte da Te e dai tuoi Sogni e giunge alla loro realizzazione… 
Io ti accompagnerò in questo tuo percorso di autoconsapevolezza e realizzazione.
      It’s already Yours” – The Universe
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